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Ex Ilva: audizione Legambiente presso la 9ª Commissione Senato

Ex Ilva: audizione Legambiente presso la 9ª Commissione Senato

Oggi, Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto, ha partecipato alla audizione svoltasi in videoconferenza presso la 9ª Commissione del Senato.

Per Legambiente la continuità aziendale, finalità del decreto in esame espressamente richiamata dall’articolo 2 dello stesso, ed indicata nel testo come indispensabile a preservare la funzionalità produttiva degli impianti ed assicurare la salvaguardia dell’ambiente e la sicurezza dei luoghi di lavoro, da sola non assicura la salvaguardia né dell’ambiente, né della salute, peraltro neppure menzionata nel decreto.

Siamo preoccupati per gli incidenti che si sono registrati nei mesi passati: riteniamo necessario un check up completo degli impianti, sulla cui scorta si proceda rapidamente alle manutenzioni straordinarie necessarie ed al fermo di quelli che risultassero in condizioni non idonee al normale esercizio.

Siamo allarmati dal costante incremento delle concentrazioni di benzene rilevate da Arpa Puglia nel quartiere Tamburi: i valori registrati dalla centralina di via Orsini risultano più che raddoppiati dal 2019 al 2022 e nei primi 7 mesi del 2023 risultano ancora superiori, con una media di oltre 4 microgrammi per metro cubo, ormai prossima al limite di 5, previsto dalla normativa.

Per Legambiente è indifferibile che si proceda alla Valutazione dell’Impatto Sanitario delle emissioni dello stabilimento connesse alla attuale produzione, pari a circa 3 milioni di tonnellate annue, oltre che sulla quantità massima autorizzata, pari a 6 milioni di tonnellate.

Gli interventi previsti dalla Autorizzazione Integrata Ambientale per le emissioni in atmosfera sono stati effettuati: è urgente sapere se sono efficaci e stabilire su basi scientifiche se, e quanto, gli impianti attualmente in uso possano produrre senza rischi inaccettabili per la salute di cittadini e lavoratori.

Occorre avviare da subito la decarbonizzazione, non solo per i positivi effetti che ciò avrebbe sull’ambiente e sulla salute, ma anche per garantire in futuro occupazione diretta ed indiretta, magari ridotta, ma stabile.

E’ questa la direzione che si sta percorrendo in Europa dove massicci investimenti sia pubblici che privati sono indirizzati su forni elettrici, impianti di preridotto, utilizzo dell’idrogeno. Tra poco anche la siderurgia dovrà pagare per le sue emissioni di anidride carbonica e questo incrementerà a dismisura il costo della produzione di acciaio fatta col ciclo integrale: sarebbe antistorico investire oggi su impianti che “vanno a carbone”, come le vecchie locomotive che fanno bella mostra di sé nei musei.

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