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Ex Ilva, USB: “Mobilitazione di oggi chiude dialogo a decisioni già prese”

Ex Ilva, USB: “Mobilitazione di oggi chiude dialogo a decisioni già prese”

“Un dispiegamento di forze dell’ordine smisurato quello di fronte al quale ci siamo ritrovati questa mattina all’ingresso della capitale. In circa 200 abbiamo bloccato l’autostrada, per manifestare la nostra frustrazione e la nostra grande preoccupazione per un futuro, quello dei lavoratori legati direttamente ed indirettamente allo stabilimento tarantino, che non riusciamo più a vedere.

Dunque i timori manifestati pacificamente dai lavoratori e dalla nostra organizzazione sindacale, sono stati interpretati nella maniera più sbagliata possibile, noi stessi siamo stati trattati come dei criminali. Fatto gravissimo e preoccupante. Oggi sono stati utilizzati per il monitorare la situazione: un elicottero, otto cellulari, almeno 15 auto di servizio, una decina di unità in borghese e una moto per un totale di oltre 100 poliziotti. Probabilmente per l’arresto di Matteo Messina Denaro sono state impiegate meno forze.

Gli iniziali momenti di tensione, sono stati però poco dopo superati, grazie alla collaborazione con il dirigente della Questura di Roma, dottor Giampiero Monastra.
Altro momento della giornata di oggi che parla chiaramente di questo Governo, è la mancata convocazione tra le forze sindacali a Palazzo Chigi, dell’Usb che rappresenta circa 2000 iscritti. Significa non dare voce ad una corposa parte di lavoratori di quella fabbrica, dell’appalto e in As, e dare uno schiaffo alla democrazia.

Siamo al corrente del fatto che il ministro Fitto ha sostanzialmente consegnato la fabbrica nelle mani di Arcelormittal, sconfessando la linea seguita nei primi mesi dell’anno dal ministro Urso, per noi l’unica percorribile. Quel che è grave è che nell’incontro di fine settembre, il Governo aveva fatto intendere che non vi era alcun accordo; al contrario voci insistenti riferiscono di un accordo siglato ancor prima di quel momento, e di una trattativa avviata addirittura a giugno.

Dunque lo Stato starebbe “donando” lo stabilimento al privato e regalandogli anche qualche altro miliardo di euro. Tradotto in concreto: si va verso la chiusura ad opera di Arcelormittal, senza che venga immaginata una rete di protezione e tutela per la forza lavoro impiegata all’interno del sito.
Ad accompagnare tutto ciò probabilmente anche uno schema nel quale i cassintegrati, come è stato per i percettori di reddito di cittadinanza, figureranno come coloro che vivono sulle spalle dei contribuenti, piuttosto che coloro che stanno pagando più di tutti per gli errori della politica. Tutto ciò è inaccettabile e se dovesse essere confermato, le nostre reazioni saranno ancora più pesanti rispetto a quelle di oggi.
Questa giornata però ci ha fornito un dato che offre un punto di vista diverso su come affrontare una crisi che non interessa solo la siderurgia, ma che parla al Paese: è finita la liturgia di convocazioni a cose fatte, a decisioni già prese sorvolando la sensibilità di lavoratrici e lavoratori. L’obiettivo non può essere solo un tavolo di confronto vuoto di contenuti, l’obiettivo è cambiare il paese e il modello di sviluppo economico su cui esso si fonda”, scrivono Franco Rizzo – Esecutivo Confederale Usb, e Sasha Colautti – Usb nazionale.

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